Proposte per una Perugia migliore
Il presidente della Famiglia Perugina, avvocato Dante Magnini propone di liberarla, di riportarla alle origini
Ecco ciò che Perugia aveva: la spontanea disponibilità all'ambiente. La naturale vocazione al panorama. La mirabile capacità d'offrire scorci sempre nuovi di quell'Umbria vasta che le sta attorno. Improvvise visioni di verde e d'azzurro che, d'incanto, s'aprivano tra le sue mura antiche.
Parliamo al passato, perché, ad una ad una, sono ormai scomparse. Lì una costruzione, là una sopraelevazione, l'egoismo di chi fa, l'incuria di chi dovrebbe vigilare ed ora anche qui si gira tra le vie chiusi e schiavi delle mura. Come ovunque, si dirà; ma Perugia era appunto diversa.
Certo, se si va nei rari luoghi deputati a belvedere, il panorama è restato. Ma non questo la faceva bella, unica ed invidiata: bensì quel suo costante aprirsi verso la pianura che ha sotto, verso gli orizzonti lontani. Quegli orizzonti che l'ottusità degli uomini, a poco a poco, inesorabilmente, le hanno tolto.
L'ambizione d'un attico, la comodità d'un garage, la speculazione d'un costruttore, l'interesse spietato dei singoli hanno prevaricato sull'interesse della città, le hanno soffocato l'aspetto. Né piangere serve più: non resta che prenderne melanconicamente atto.
Tuttavia, sia permesso augurarsi che almeno si fermi, che si salvi il salvabile. E proporre qualcosa.
Ad esempio: la terrazza del «mercato coperto».
Quando negli anni Trenta il «mercato coperto» fu costruito suscitò dispute animate (era scomodo, troppe scale, col gelo si scivolava ...); ma quei nostri padri - che non parlavano di ecologia, ma erano ecologici - su un punto furono d'accordo: l'opportunità che offriva d'un nuovo meraviglioso belvedere verso la pianura del Tevere e d'arcate d'accesso aperte in piazza Matteotti, che portavano la visione del Subasio lì, proprio nel cuore della città. Quanto appunto Perugia per sua vocazione voleva.
Il malaugurato trasferimento - deciso lustri addietro - dei venditori ambulanti dalla piazza alla terrazza e la conseguente orrenda costruzione di «box» fissi trasfigurò tutto: ora da piazza Matteotti non il Subasio si vede; ma neri tetti di eternit ed il perugino o il turista che s'avventuri (ma c'è ancora un turista indotto ad avventurarvisi?) sulla terrazza non si riempie più d'una quieta, ariosa, riposante visione d'Umbria, ma delle spinte, degli strilli, degli odori e dei sudori d'uno sciatto mercato di paese.
Appare, ancor più che lecito, logico chiedere al patrio comune di ripulirla, di riportarla alle origini, alla sua naturale funzione.
Ai suoi bei tempi, ricordiamo, ebbe anche d'estate e di sera, quella di caffè-concerto. Forse ciò non sarà più attuale: visto che ora per ballare si preferiscono luoghi romiti. Ma le resta sempre quella essenziale di finestra sull'Umbria.
Sappiamo i problemi che, sorgeranno: la sistemazione degli ambulanti, che poi ormai, con i loro box, sono commercianti fissi.
Ebbene, soluzioni potrebbero ben trovarsi. Anzitutto pensiamo che, con il costante decentramento della città, l'interesse dei bancarellisti di essere arroccati al centro non sia più attuale: gli stessi mercati generali, la stessa tradizionale «fiera dei morti» sono già stati spostati nella lontana periferia. Tanti altri luoghi commercialmente ora più attivi potrebbero dunque essere facilmente reperiti. In ogni caso, potrebbero essere sempre trasferiti nel piazzale sopra il Pincetto, che è proprio lì sotto.
E poi, pur essendo in Italia, occorrerà, qualche volta almeno, ricordarsi che al di sovra dell'interesse dei singoli v'è quello della comunità.
E l'interesse primario d'una comunità è proprio un ambiente ecologicamente esatto, cioè fedele a sé stesso.
Avere una città, ancor più che bella, abitabile.
Dante Magnini
L'avvocato Dante Magnini, presidente della «Famiglia perugina», ci ha inviato la seguente lettera, che fa seguito al suo scritto (pubblicato su queste pagine) a proposito della terrazza del mercato coperto.
Siamo tenuti ad una precisazione. La nostra recente proposta di ripristino della terrazza del mercato coperto ha incontrato - il che ci conforta - unanimità di consensi a tutti i livelli. Riteniamo anche a livello di amministrazione comunale, che poi, in concreto, è quella che può, realizzare la nostra proposta.
Soltanto alcuni operatori commerciali del mercato hanno protestato tenendo a far saper che «spinte, strilli, odori e sudori d'uno sciatto mercato di paese» non sono a loro addebitabili; ma la confusione al mercato, le spinte alla ristrettezza, il cattivo odore a responsabilità di fognature.
Ne prendiamo atto, precisando appunto che non volevamo addossare colpe a chi non ne ha; ma, dato a Cesare quel ch'è di Cesare e riconosciuto agli ambulanti le doti di civiltà che naturalmente hanno, il problema - insisto nella natura stessa delle cose - resta ed è riconosciuto dagli ambulanti medesimi. I quali - da quanto abbiamo cercato di capire - non sarebbero dopotutto neppure alieni dal trasferirsi nel sottostante piazzale del Pincetto.
A conferma che il problema può ben trovare una soluzione soddisfacente per tutti: per la città e per gli stessi commercianti. Soluzione che servirebbe, oltretutto, a togliere un parcheggio assurdo (basta considerare le gimkane per entrarvi da via Oberdan e poi per uscirne).
Comunque, questi sono dettagli: ciò che ci sta a cuore è il superiore interesse di Perugia a riacquistare un luogo essenziale alla sua funzione umana.
Dante Magnini
Dopo la proposta della «Famiglia Perugina»
La proposta avanzata, a nome della «Famiglia Perugina», di liberare la terrazza del Mercato coperto per riconsegnarla esclusivamente ai turisti ed ai cittadini che intendono ammirare il magnifico panorama della media valle del Tevere, con Assisi e la piana di Santa Maria degli Angeli, ha suscitato vivissime reazioni tra i commercianti ambulanti che, sulla terrazza stessa, in pieno centro storico, hanno trovato una adeguata sistemazione, dopo essere stati sfrattati anni fa da Piazza Matteotti per ragioni di traffico. Ci è giunta, infatti, in redazione una lettera, con una ventina di firme, in cui testualmente si dice: «In risposta alla Famiglia Perugina, il cui presidente Dante Magnini ha parlato della liberazione della terrazza del Mercato Coperto, vogliamo precisare che questa struttura tuttora funzionante, venne edificata a suo tempo esclusivamente per la vendita alimentare, ortofrutticola e magazzini generali, e noi ambulanti da Piazza Matteotti siamo subentrati sulla terrazza perché ostacolavamo il traffico cittadino. Ora, evidentemente, diamo fastidio a qualche altro. Con la scusante del panorama, l'Antichità e le Belle Arti ed il turismo dovremmo sgombrare di nuovo, mentre l'amministrazione comunale ci lascia lavorare in pace. Riguardo all'igiene, teniamo a precisare, inoltre, che se esistono deficienze queste non sono determinate dalla nostra presenza ma dalle strutture igieniche e sanitarie che sono state sempre trascurate». Chiamato direttamente in causa, Dante Magnini a sua volta scrive: «Siamo tenuti ad una precisazione. La nostra recente proposta di ripristino della terrazza del mercato coperto ha incontrato, il che ci conforta, unanimità di consensi a tutti i livelli. Riteniamo anche a livello di amministrazione comunale (che peraltro fino ad ora non si è espressa nel merito) che poi, in concreto, è quella che può realizzare la nostra proposta. Soltanto alcuni operatori commerciali hanno protestato tenendo a far sapere che le scarse condizioni igieniche del mercato stesso non sono a loro addebitabili ma ai servizi igienici del tutto carenti. Ne prendiamo atto - continua Dante Magnini - precisando appunto che non volevamo addossare colpe a chi non ne ha». La lettera dell'avv. Magnini conclude affermando che dopotutto «gli ambulanti non sarebbero alieni dal trasferirsi nel sottostante piazzale del Pincetto: soluzione che servirebbe, oltretutto, a togliere un parcheggio assurdo (basta considerare le gimkane per entrarvi da via Oberdan e poi per uscirne). Abbiamo anche noi raccolto alcune voci dai diretti interessati, cioè i commercianti della terrazza del mercato coperto, dopo avere ricevuto la lettera: essi hanno confermato che esiste ormai una precisa volontà di "farli fuori" dalla terrazza dal momento che, ad esempio, dei 50 boxes esistenti, soltanto 28 sono utilizzati non avendo mai il Comune autorizzato rinnovi di licenze via via che i vecchi titolari se ne sono andati. Hanno anche ricordato come, nel 1960, momento del loro trasferimento furono spesi ben sessanta milioni di lire per effettuare la copertura dei boxes, proprio perché venne riconosciuta la loro utilità pubblica anche per quanto riguarda il turismo. Su questo punto i commercianti sono stati molto espliciti: la presenza delle bancarelle, che possono essere paragonate ai tanti "mercatini" esistenti in molte città turistiche, possono rappresentare un invito per i turisti i quali, normalmente, amano aggirarsi tra le varie esposizioni per trovare oggetti magari futili (come souvenir). Insomma, contrariamente a quanto asserisce l'avv. Magnini, essi non sembrano disposti a sloggiare tanto più che, dicono, chi vuole ammirare il panorama dalla terrazza, non è certo impedito dalle nostre bancarelle che sono situate tutte nei tre lati della terrazza stessa che, praticamente, guardano la città, mentre quello che si affaccia su Assisi è completamente sgombro
Proposte e suggerimenti per una Perugia migliore
Ecco ciò che Perugia aveva: la spontanea disponibilità all'ambiente. La naturale vocazione al panorama. La mirabile capacità d'offrire scorci sempre nuovi di quell'Umbria vasta che le sta attorno. Improvvise visioni di verde e d'azzurro che, d'incanto, s'aprivano tra le sue mura antiche. Parliamo al passato, perché, ad una ad una, sono ormai scomparse. Lì una costruzione, là una sopraelevazione, l'egoismo di chi fa, l'incuria di chi dovrebbe vigilare ed ora anche qui si gira tra le vie chiusi e schiavi delle mura. Come ovunque, si dirà; ma Perugia era appunto diversa. Certo, se si va nei rari luoghi deputati a belvedere, il panorama è restato. Ma non questo la faceva bella, unica ed invidiata: bensì quel suo costante aprirsi verso la pianura che ha sotto, verso gli orizzonti lontani. Quegli orizzonti che l'ottusità degli uomini, a poco a poco, inesorabilmente, le hanno tolto. L'ambizione d'un attico, la comodità d'un garage, la speculazione d'un costruttore, l'interesse spietato dei singoli hanno prevaricato sull'interesse della città, le hanno soffocato l'aspetto. Né piangere serve più: non resta che prenderne melanconicamente atto. Tuttavia, sia permesso augurarsi che almeno si fermi, che si salvi il salvabile. E proporre qualcosa. Ad esempio: la terrazza del «mercato coperto». Quando negli anni Trenta il «mercato coperto» fu costruito suscitò dispute animate (era scomodo, troppe scale, col gelo si scivolava ...); ma quei nostri padri - che non parlavano di ecologia, ma erano ecologici - su un punto furono d'accordo: l'opportunità che offriva d'un nuovo meraviglioso belvedere verso la pianura del Tevere e d'arcate d'accesso aperte in piazza Matteotti, che portavano la visione del Subasio lì, proprio nel cuore della città. Quanto appunto Perugia per sua vocazione voleva. Il malaugurato trasferimento - deciso lustri addietro - dei venditori ambulanti dalla piazza alla terrazza e la conseguente orrenda costruzione di «box» fissi trasfigurò tutto: ora da piazza Matteotti non il Subasio si vede; ma neri tetti di eternit ed il perugino o il turista che s'avventuri (ma c'è ancora un turista indotto ad avventurarvisi?) sulla terrazza non si riempie più d'una quieta, ariosa, riposante visione d'Umbria, ma delle spinte, degli strilli, degli odori e dei sudori d'uno sciatto mercato di paese. Appare, ancor più che lecito, logico chiedere al patrio comune di ripulirla, di riportarla alle origini, alla sua naturale funzione. Ai suoi bei tempi, ricordiamo, ebbe anche d'estate e di sera, quella di caffè-concerto. Forse ciò non sarà più attuale: visto che ora per ballare si preferiscono luoghi romiti. Ma le resta sempre quella essenziale di finestra sull'Umbria. Sappiamo i problemi che, sorgeranno: la sistemazione degli ambulanti, che poi ormai, con i loro box, sono commercianti fissi. Ebbene, soluzioni potrebbero ben trovarsi. Anzitutto pensiamo che, con il costante decentramento della città, l'interesse dei bancarellisti di essere arroccati al centro non sia più attuale: gli stessi mercati generali, la stessa tradizionale «fiera dei morti» sono già stati spostati nella lontana periferia. Tanti altri luoghi commercialmente ora più attivi potrebbero dunque essere facilmente reperiti. In ogni caso, potrebbero essere sempre trasferiti nel piazzale sopra il Pincetto, che è proprio lì sotto. E poi, pur essendo in Italia, occorrerà, qualche volta almeno, ricordarsi che al di sovra dell'interesse dei singoli v'è quello della comunità. E l'interesse primario d'una comunità è proprio un ambiente ecologicamente esatto, cioè fedele a sé stesso. Avere una città, ancor più che bella, abitabile.
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