Ne è l'esempio il fallimento dei corsi raddoppiati di medicina di Terni
Sulla vicenda del decentramento dell'università, interviene la Famiglia Perugina
che già in altre occasioni ha espresso con chiarezza la sua posizione,
riscuotendo consensi in città e dissensi in regione (con palese riferimento a
Terni).
Senza nessuna intenzione di scendere nella polemica, la Famiglia Perugina
precisa:
1) - “Vogliono sapere chi siamo. Ritenevamo che ormai lo si sapesse;
comunque non siamo una “sacra famiglia” come con scarso gusto ci qualificano, né
ci nascondiamo: siamo - e da tempo - una libera e democratica associazione di
cittadini che amano la propria città. Se poi siamo in molti ed ascoltati, non è
«prosopopea», ma un dato di fatto.
2) - Rientra conseguentemente proprio nei
nostri specifici doveri istituzionali difendere Perugia e quanto le appartiene.
3) - Nessuna delle sue istituzioni culturali (dall'Università degli Studi a
quella per Stranieri, dall'Accademia al Conservatorio, dalle Gallerie ai Musei,
dalla Sagra Musicale all'Umbria Jazz e così via) le è mai "piovuta dal cielo",
ma ciascuna è nata nel suo seno e ad iniziativa dei suoi cittadini: è logico,
dunque, che Perugia sia ad ognuna di esse intimamente legata.
4) - Veniamo
gratuitamente accusati di campanilismo e passi; ma non è peggio pretendere il
campanile altrui? E non è meglio fare, che chiedere?
5) - Se Terni può
strenuamente difendere le sue acciaierie, magari disinteressandosi dei
corrispondenti interessi dei metallurgici del sud o del nord; ci sembra
egualmente legittimo che altrettanto faccia Perugia a tutela del suo Ateneo.
6)
- In ogni caso, al di là degli interessi della città, v'è la tutela dei
fondamentali e generali interessi dello studio e della serietà dello stesso e
sono poi proprio quelli considerati dagli organi accademici che, guarda caso,
hanno, concordato con noi. Invero, l'Università per essere tale - e, del resto
il nome stesso lo dice - necessita d'una sua completezza d'organicità, unità,
correlatività, di strutture ed infrastrutture collaterali, d'un suo ambiente ed
anche d'una sua tradizione. Non può, insomma, inventarsi, frazionarsi e
collocarsi ovunque, come si fa con una scuola d'arti e mestieri.
7) Non ci
sembra peccato se Perugia guardi a
città universitarie come Oxford o Cambridge piuttosto che ad università
frazionate e dissestate, quale, tanto per dire, quella calabra di recente
invenzione.
8) - Ringraziamo infine d'essere stati associati nell'accusa a
politici ed amministratori autorevoli, che cominciano finalmente a capire come
il tanto conclamato decentramento suoni bene, ma funzioni male: costa molto,
intralcia e produce poco (e proprio il corso decentrato di medicina a Terni lo
dimostra). E, ringraziando, naturalmente, ad evitare equivoci, ci fermiamo.
Avvocato Dante Magnini presidente della "Famiglia Perugina"
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Solidarietà alla scelta del rettore Dozza
Università a Terni. Nella discussione in atto ormai da tempo, si inserisce ora
l'intervento della «Famiglia Perugina» in difesa dell'integrità del polo
universitario perugino una difesa che a dire dell'Associazione non può essere
negata per il mantenimento della componente più caratterizzante della nostra
città: la "fabbrica del sapere".
«E' strano: siamo un'unica regione, per di più piccola, eppure al suo interno si
usano unità di misura diverse. Se a Terni vogliono portare via parte delle
acciaierie, succede un finimondo ed insorge l'intera collettività regionale con
in testa gli amministratori ed i politici.
Ma se Perugia cerca di conservare nella sua integrità quello che ha
(l'Università) succede l'esatto contrario: la collettività umbra, i suoi
amministratori e i suoi politici insorgono perché ciò non avvenga.
Eppure, come Terni trae vita dalla fabbrica dell'acciaio, Perugia la trae dalla
fabbrica del sapere, che poi è la sua unica e vera industria, quantomeno la più
sicura e stabile. È, inoltre, quella che ha segnato la sua storia sociale e nei
secoli ne ha plasmato il carattere dandole aperture al divenire e all'attuale.
E' dunque qualcosa che le e indispensabile e di cui non si può neppure in parte
privare.
Perugia non ha mai chiesto alcunché di ciò che hanno gli altri. Tanto per dire
né un pezzo delle fabbriche di Terni, né un po' di Festival di Spoleto, né un
po' di Quintana di Foligno. E neppure aiuti dal Governo o dall'Iri.
Ma vorrebbe almeno che le fosse lasciato ciò che da sola e con le sue forze ha
creato e reso grande: l'Università del sapere, appunto. E che oggi, per essere
attuale esige la completezza anche nei suoi rami tecnici.
Non ci sembra quindi una forma di “peruginite" grave, ma un semplice dovere di
cittadini, stringerci attorno al rettore e agli organi accademici che, sia pure
per altre e più alte ragioni di unità e serietà dello studio, sono contrari allo
smembramento del nostro antico ateneo.
Oltretutto, a parte la legittimità della difesa, c'è anche un richiamo alla
giustizia e alla ragione».
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La Famiglia Perugina interviene sul ruolo della Università
"Un bene nostro inalienabile, bisogna difenderne l'integrità"
Ripresa la discussione sul ruolo e le prospettive di sviluppo della Università
nella nostra regione, è intervenuta anche la Famiglia Perugina.
“L'ateneo -
sostiene il presidente avvocato Magnini - è un bene nostro inalienabile".
E spiega perche nella nota che segue:
“Non capiamo perché - tanto più in una regione piccola e stretta quale la nostra
- si dovrebbero usare unità di misura diverse: e dunque, come Terni difende le
sue acciaierie, è altrettanto giusto, oltre che logico, che Perugia difenda la
sua Università.
Perché, come Terni trae vita dalla fabbrica dell'acciaio,
Perugia la trae dalla fabbrica del sapere. Che poi è la sua unica e vera
industria, quantomeno la più sicura e duratura.
Difenderne l'integrità non è
una. forma di «peruginite» acuta come si vuol far apparire; ma piuttosto un
richiamo alla ragione: ed oltretutto con essa si difendono anche i fondamentali
interessi dei suo studio e di chi studia.
Che un'Università - per essere tale:
cioè per essere vera - occorre d'unità, di correlatività, di strutture
collaterali, di tradizioni che non si inventano.
D'un suo ambiente, insomma. Non può essere fatta sorgere o trasferita, neppure
in parte, a caso, come una scuola d'arti e mestieri; e ciò nell'interesse stesso
appunto degli studenti o, meglio, del loro avvenire, che sempre più pretenderà,
per dare un lavoro, non diplomi, ma una seria preparazione. E spesso anzi
chiederà a garanzia il nome dell'Ateneo in cui si e studiato.
Evitiamo, dunque, che questo nome si disprezzi con smembramenti, scollamenti,
facilonerie e lassismi; rafforziamone, al contrario, l'integrità, l'identità e
la serietà. Come, del resto, gelosamente fanno tutte le altre Università, quali
la nostra, antiche e genuine.
Si, è vero, recentemente si sono inventate
università o facoltà a pioggia, un po' ovunque, quasi fossero uffici
dell'anagrafe o di collocamento: ma i risultati si sono visti, si vedono ed
ancor più si vedranno.
E Perugia non può, né deve guardare a loro; ma soltanto
alle sue vere consorelle, che sono appunto le Università autentiche e serie: e
per questo famose. Né può disperdere in un amen quanto costruito nei secoli e da
cui per secoli ha tratto vita.
E sarebbe bene che tutti, amministratori e
politici in testa, se ne rendessero conto.
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La Famiglia Perugina «Non deprezziamo l'Università: nostro bene inalienabile»
La Famiglia Perugina nel suo notiziario mensile pubblica una «replica» alle
critiche ed agli attacchi che le sono stati rivolti per avere difeso la
«inalienabilità» della Università degli studi. Lo ha affermato riferendosi alle
richieste di Terni per ottenere la Facoltà di Ingegneria, una facoltà promessa e
poi non realizzata.
«Non capiamo perché - si legge nella nota che viene presentata sotto il titolo:
"Un nostro bene inalienabile": l'Università - tanto più in una regione piccola e
stretta quale la nostra, si dovrebbero usare unità di misura diverse: e dunque,
come Terni difende le sue acciaierie è altrettanto giusto, oltre che logico, che
Perugia difenda la sua Università. Perche come Terni trae vita dalla fabbrica
dell'acciaio, Perugia la trae dalla fabbrica del sapere.
«Che poi è la sua unica e vera industria, quantomeno la più sicura e duratura.
«Difenderne l'integrità non è una forma di peruginite acuta come si vuole far
apparire; ma piuttosto un richiamo alla ragione: ed oltretutto con essa si
difendono i fondamentali interessi dello studio e di chi studia. Ché
un'Università - per essere tale, cioè per essere vera - occorre di un'unità,
della correlatività, di strutture collaterali, di tradizioni che non
s'inventano.
«D'un suo ambiente, insomma. Non può essere fatta sorgere o trasferita, neppure
in parte, a caso, come una scuola d'arti e mestieri. E ciò nell'interesse stesso
degli studenti o meglio del loro avvenire che sempre più pretenderà, per dare un
lavoro, non diplomi ma una seria preparazione. E spesso anzi chiederà a garanzia
il nome dell'Ateneo in cui si è studiato.
Evitiamo, dunque, che questo nome si
deprezzi con smembramenti, scollamenti, facilonerie e
lassismi: rafforziamone, al contrario, l'integrità, l'identità, la serietà.
«Come, del, resto, gelosamente fanno tutte le altre università, quali la nostra,
antiche e genuine. Si è vero, recentemente si sono inventate Università o
Facoltà a pioggia un po' ovunque, quasi fossero uffici dell'anagrafe o di
collocamento: ma i risultati si sono visti, si vedono ed ancor più si vedranno.
«E Perugia non può, non deve guardare a loro: ma soltanto alle sue vere
consorelle, che sono appunto le Università autentiche e serie: e per questo
famose. Ne può disperdere in un amen quanto costruito nei secoli e da cui per
secoli ha tratto vita.
«E sarebbe bene che tutti, amministratori e politici in testa, se ne rendessero
conto».
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