La Famiglia Perugina ammonisce
Università e decentramento: la Famiglia Perugina, la prestigiosa associazione
sempre attenta ai mutamenti sociali politici e di costume, interviene con piglio
sagace e bagnato di humour in merito alle richieste avanzate da altre città
umbre su una graduale "cessione" di facoltà universitarie. Perugia, però, si
solleva, rivendicando tradizione di cultura, ammonendo ai fatui orientamenti di
moda.
Verremmo meno ai nostri doveri istituzionali, se non difendessimo Perugia e non
difenderemmo Perugia, se non difendessimo anzitutto la sua Università. Perché è
proprio dal suo antico Studio che la città ha tratto e trae la sua identità.
Non possiamo così restare indifferenti dinanzi al moltiplicarsi delle «voglie»
attorno alla nuova facoltà d'Ingegneria.
Prima è stata Terni a chiederne una
parte, ora si fa avanti anche Foligno a chiederne il restante: tant'e che
Perugia, che I'ha creata, resterebbe senza nulla. Il che, già di per sé, come
proposta appare, non c'è che dire, quantomeno singolare.
Siamo portati a pensare che molte di queste singolari proposte nascano da
pruriti estemporanei e da esigenze elettorali, più che da convinzione.
Da
ponderato giudizio sicuramente non possono nascere, che un ateneo non è come una
scuola d'obbligo cui per farla sorgere basta un determinato numero di bambini o
d'una Università della Terza Età cui per inventarle è sufficiente un determinato
numero anziani.
L 'Università vera è una cosa seria e difficile, che non
s'improvvisa, che necessita di supporti, strutture, collegamenti, tradizione,
clima ed ambiente senza i quali non può essere. Ma sarebbe offensivo supporre
che chi preposto a decidere non lo sappia, e, dunque, inutile dilungarsi in
proposito.
E però restare zitti dinanzi a tali pretese potrebbe significare od
essere inteso quale un tacito avallo. Avallo che invece - ed e opportuno sia
chiaro - non potrà mai esservi da parte dei perugini e non soltanto perché
consapevoli di cosa significhi cultura, ma anche perché legittimati a tutelare i
propri diritti e le proprie istituzioni.
Che, in un'epoca votata al superfluo ed allo sperpero, si desideri portare via a
Perugia una parte della sua provincia, può essere assurdo, anzi ridicolo, ma
passi: dopotutto la provincia è un organismo posticcio e fu un dono del re.
Ma
l'Università no: è una sua creatura, un'essenza di vita non a caso nata fra le
sue mura. Ed anche questa nuova facoltà d'ingegneria lo è. Non può permettere
che sia manomessa. Significherebbe privarla d'una delle sue fonti e ragioni
d'esistenza, mutilarla ingiustamente nel suo stesso essere. Non resteremo
inerti: scenderemo anche in piazza, se necessario.
Confidiamo - è vero - che alla fine le cose andranno come logica insegna. Ma,
certi, anche nelle pretese un po' di senso del limite non guasterebbe.
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