Umbria Jazz: Famiglia Perugina dà il suo gradimento ufficiale
E' già clima di Umbria Jazz, da oggi. Anche se i concerti cominceranno tra
cinque giorni, 236 giovani stanno sciamando per le strade di Perugia. Sono i
partecipanti alle «clinics», i corsi di musica (parte importantissima del
programma di Umbria Jazz) tenuti dai docenti della Berklee Summer School, col
patrocinio dell'assessorato alla formazione professionale della regione, nella
scuola elementare di borgo XX giugno. L'intenso programma delle «clinics» (sei
ore di lezione al giorno, tutti i giorni) terminerà il 20 luglio, serata finale
di Umbria Jazz, col saggio degli allievi, e la premiazione, al teatro Morlacchi,
prima dello spettacolo di Lionel Hampton in piazza.
L'organizzazione sta dando gli ultimi ritocchi alla «dieci giorni» jazzistica
umbra; a Virgilio Ambroglini, presidente dell'Associazione Umbria Jazz, è giunto
ieri un telegramma dal presidente del consiglio. Craxi non verrà a Perugia, ma
ha inviato un caldo saluto e il migliore augurio di buona riuscita della
manifestazione.
E un caldo saluto viene anche dalla Famiglia Perugina, che da così il suo
«gradimento» ufficiale alla manifestazione, dopo i dubbi manifestati al suo
nascere tredici anni fa.
«Innegabilmente Umbria Jazz partì col piede sbagliato - afferma in una nota la
Famiglia Perugina: più aggregazione che manifestazione, più pretesto che musica.
E fu un grave errore che creò ferite difficilmente rimarginabili. Da qui le
proteste di cui noi stessi all'epoca ci rendemmo interpreti: in quella
confusione s'offendevano la città, i cittadini, il buon gusto e la musica.
Furono proteste che servirono - prosegue la Famiglia Perugina: il buon senso
prevalse, si trascurarono le masnade dei barboni e si privilegiarono le folle
dei musicofili. Ciò che importava era ricondurre - come è stata ricondotta - la
manifestazione in un ruolo di credibilità e di accettabilità. E in una città
giovane, o meglio di giovani qual è Perugia il jazz è pienamente accettabile e
comprensibile. E, ove anche fosse moda, è una «moda giovane», con pieno diritto
quindi di cittadinanza.
Né vanno dimenticati altri aspetti - aggiunge la
Famiglia Perugina; se è chiassosa, fa anche chiasso e porta il nome di Perugia
lontano (nei mesi scorsi un perugino, che è in America da 50 anni, ci mandò
sorpreso un ritaglio di giornale americano che parlava di Perugia per via del jazz);
se è affollata richiama anche gente che riempie alberghi, ristoranti, esercizi
commerciali; se è costosa, richiama anche sussidi di sponsor.
Insomma, piaccia o no, fa girare idee e denaro.
Certo - prosegue la Famiglia Perugina - ciò che interessa è che il giro delle
idee e del denaro sia pulito; ma vigilando su ciò, Perugia sarebbe quello che
non è - sarebbe cioè retrograda e chiusa - se non accettasse la manifestazione
che può essere, sì, espressione soltanto d'una parte; ma guai a quella città e a
quella civiltà che non fosse espressione di più parti.
E infatti Perugia,
malgrado l'infelice partenza, oggi accetta Umbria Jazz con la speranza che non
si torni indietro, ma si vada avanti nel privilegiare la musica e nello
scoraggiare il disordine. Diremo anzi di più: ora che è riuscita a farne una
cosa seria e affermata, non vorrebbe che altri in Umbria, come spesso avviene
d'ogni sua iniziativa, gliela sottraessero».
Umbria Jazz, lo ricordiamo, entrerà proprio nel vivo venerdì prossimo col
concerto inaugurale in piazza Europa a Terni, alle 21. Suoneranno il John
Scofield Quartet, la Tito Puente Latin Orchestra e il Tullio de Piscopo group.
Poi, per dieci giorni, sarà un susseguirsi di concerti.
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