«II punctum dolens è la pubblicità: urge farne di più»
Riceviamo e volentieri pubblichiamo:
«Immancabilmente, quando arriva settembre dobbiamo ogni anno piangere sulla
«Sagra Musicale Umbra».
E' che purtroppo d'anno in anno deperisce, ogni anno meno, quest'anno meno
ancora: soltanto cinque concerti (anche se uno replicato) divisi in tre città.
E non è tutto: il programma comunicato agli intimi appena una settimana prima,
il manifesto affisso appena il giorno avanti, nessuna pubblicità e nessuna
diffusione: è difficile anche ai perugini ed a quelli di Amelia sapere come,
dove e quando la si tiene; figuriamoci a quelli di fuori.
E poi magari ci si lamenta della scarsa affluenza di pubblico.
E 'stato proprio toccato il fondo ed a dirla francamente, una «Sagra» così -
striminzita, spezzettata ed in sordina - non serve che a poter dire d'averla
fatta ed a distribuire la paga agli addetti ai lavori.
E tanto varrebbe allora rinunciarvi.
Poiché però non vi si può assolutamente rinunciare, non resta che prendere per
sante le assicurazioni che ci vengono dal «Palazzo» e, cioè, che è in atto una
sua rifondazione e che dall'anno prossimo rifiorirà.
Essendo l'assessore alla cultura un autentico uomo di cultura, oltre che
intelligente, non ci resta che avere fiducia.
Sicuramente ha capito quanto la «Sagra» sia importante per la città: per la
città è (od era?) un biglietto da visita di riconosciuto prestigio, l'unico
mezzo per entrare in un turismo qualificato (che poi è quello che
specificatamente dovrebbe interessare Perugia) e sarebbe un delitto perderlo.
Certo va tutto rifatto; ma anzitutto va rifatta la mentalità, e cioè capire che,
ai fini concreti, non serve fare una cosa senza far sapere che la si fa.
Che, rivolgendosi ad un pubblico di intenditori sparsi nel mondo, vanno
raggiunti in tempo onde possono tempestivamente programmarsi.
Che la «Sagra», se la si fa a settembre, va dunque pubblicizzata in primavera.
Che, se ben fatta e ben organizzata ha un «ritorno» economico non forse
immediato, ma alla lunga sicuro. Che, infine, quella musicale serve all'immagine
della città molto più delle tante sagre della porchetta.
Insomma occorre, sì, trovare i denari, ma anzitutto la convinzione nella sua
funzione.
Esaurito lo «scampolo» di quest'anno, attendiamo così che si ricominci sul
serio, con piena fiducia in chi l'ha promesso e con legittima speranza di non
dovere, il prossimo settembre, tornare sull'argomento».
La «Famiglia Perugina»
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