Corriere dell'Umbria - 15 aprile 1987

La prestigiosa associazione perugina taglia il traguardo dei 6 lustri di vita

Magnini, trent'anni in Famiglia

"Lavoriamo per difendere un'identità sancita da secoli di grande storia"

"La peruginità? È una categoria dell'anima, un'identità forgiata attraverso le mille peripezie di una città che s'è costruita il destino a mani nude, senza compromessi o accordi di comodo. Prenderne consapevolezza sarebbe già un buon passo avanti. Ma attenzione, il pericolo maggiore è proprio l'uso dissennato dello stereotipo: Perugia non può ridursi a mera etichetta, né tantomeno a prodotto di consumo C'è un'eredità culturale da difendere, trovando presto un grimaldello utile a scardinare il forziere dell'indifferenza".
Dante Magnini, presidente della Famiglia perugina, parla lentamente, quasi centellinando le parole.
Il suo studio, annidato in un austero palazzo di via Vermiglioli, è avvolto da una tranquilla penombra. È sabato mattina: dalla strada arriva un flusso ininterrotto di suoni ovattati. Oltre le persiane socchiuse, il sole fa balenare i primi riverberi di primavera. Magnini riprende il filo del discorso: "Dicono i forestieri che noi perugini siamo calmi, riservati, a volte sin troppo pigri. Quest'ultima, storia alla mano, è sicuramente una sciocchezza. Nei secoli le nostre genti ne hanno passate di cotte e di crude, abbastanza per scrollarsi di dosso ogni tipo di complesso.
Il mio cruccio è un altro: che questa falsa pigrizia nasconda un progressivo distacco dalle sorti della città.
Sento in giro un sacco di chiacchiere fini a se stesse. Criticare tutto e tutti diventa masochismo puro se non è accoppiato alla reale volontà di cambiare le cose. E per cambiare occorre agire. Vedo persone che si lamentano a getto continuo, ma restano passive, con le mani in mano. Bisogna invertire questa tendenza. E noi, in tutta franchezza, lo stiamo facendo".
La Famiglia perugina non lesina energie per salvaguardare una vocazione storica della città: quella di costruire il futuro senza dilapidare il passato. Quali ostacoli frenano il vostro lavoro?
"Uno su tutti, l'ho pur detto: il crescente individualismo di tanti concittadini, più interessati alla propria automobile che alla crescita della comunità. Un atteggiamento esistenziale, che mette a repentaglio valori e tradizioni sopravvissuti al tempo. Un atteggiamento, aggiungo, che va combattuto con una terapia d'urto.
Noi organizziamo incontri, riunioni, dibattiti, escursioni guidate: sono appuntamenti culturali, ma soprattutto momenti d'aggregazione. Adatti a riattizzare il fuoco della partecipazione popolare attorno a problemi chiave della città futura".
Le cifre vi danno ragione: il forte aumento di soci, la pletora di iniziative realizzate in questi anni, il prestigio acquisito dentro le mura cittadine attestano la bontà dell'opera svolta. Dove affondano le radici della Famiglia perugina?
"Nel 1957. A redigere il primo statuto fummo in tre: io, il notaio Tei e il prefetto Carattoli. Alla Famiglia potevano iscriversi i perugini e i residenti in città da almeno trent'anni: una regola, va detto, valida ancor oggi. Eravamo una trentina di amici in tutto. La prima presidenza venne assegnata all'unanimità al dottor Berarducci, allora capo della Corte d'appello. Accanto a lui, il professor Bruno Bellucci, l'avvocato Giovanni Mignini, il dottor Alberto Andreani, il pittore Gerardo Dottori, Lupattelli, Berardi e l'indimenticabile Spagnoli".
Com'era la Perugia di trent'anni fa?
Una città in tumultuosa trasformazione. Vivevamo il tempo del primo boom economico, sbocciavano nuovi interessi, serpeggiavano pulsioni , diverse dal - passato. Anche la periferia cambiava faccia, sull'onda dell'esodo dalle campagne.
Questa realtà ispirò il mandato della Famiglia perugina, un'associazione chiamata a proteggere l'identità delle nostre genti. Un compito da attuare su vari fronti, dal repechage del patrimonio artistico a un intervento finalizzato a favorire l'ordinato sviluppo del nucleo urbano".
È stato un impegno a tutto campo.
"Beh, direi proprio di sì. Tracciare il bilancio completo della nostra attività equivarrebbe a un tour de force della memoria. Neanch'io socio fondatore, riuscirei a rammentare i dettagli. Certo, alcuni ricordi sono stampati nella mente: la grande mostra di Dottori, il lancio del grifone d'onore, la pubblicazione della bibliografia su Perugia curata da Scaramucci, le rassegne fotografiche, lo studio storico di Calderoni".
Bando alla modestia, presidente: la Famiglia si è guadagnata sul campo i galloni di associazione benemerita nella vita cittadina. Altri exploit vanno ascritti a vostro merito: il restauro della chiesa di San Bevignate, la riapertura del pozzo etrusco, il nuovo look della festa di San Costanzo.
Abbiamo fatto la nostra parte. Sa, il nostro pungolo di un sodalizio compatto come la Famiglia riesce a volte a superare ostacoli apparentemente insormontabili. E di ostacoli, purtroppo, ne abbiamo trovati parecchi. Per saltarli c'è voluto l'apporto del Comune, della Provincia, di tanti amici spuntati al momento giusto. Una cosa è certa: si va avanti con la collaborazione di tutti, non da soli.
Quali programmi avete in cantiere per celebrare il compleanno?
"Guardi, non amiamo stilare tabelle di marcia. La Famiglia perugina improvvisa, è nel suo spirito. Ma sempre cum grano salis, naturalmente. Faremo un concorso fotografico su fontane e fontanelle del centro storico, sensibilizzando la gente sui problemi del degrado artistico. E daremo il là ad altri incontri sui nodi più scottanti dello sviluppo urbano. E assegneremo presto un grifone d'onore. La carne al fuoco, insomma, non manca..."

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Quel vecchio grifone che vuol dire fedeltà

La Famiglia perugina vanta un fiore all'occhiello: il "grifone d'onore", vera e propria onoreficenza assegnata ai figli più illustri della città.
Ideato nei ruggenti anni '60, il premio ha già celebrato le virtù di una dozzina di protagonisti della vita politica, economica e culturale di casa nostra.
L'albo d'oro allinea eloquenti: Aldo Spagnoli, Bruno e Alba Buitoni, Gerardo Dottori, Giuseppe Erbini, il senatore Valitutti, Giovanni Cecchini, Francesco Santi.
È un'élite di perugini benemeriti, che fotografa a meraviglia i moventi di un'iniziativa ormai entrata nella tradizione.
"Chiamiamo alla ribalta i personaggi che hanno lavorato concretamente per il benessere di Perugia" spiega Magnini. "Il grifone è un attestato di fedeltà, una sorta di riconoscimento all'impegno profuso a vantaggio dell'intera comunità cittadina".
Non a caso, l'ultima premiata è stata nell'85 suor Dolores, motore e anima della casa di riposo di Fontenuovo.

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Dalla riapertura del pozzo etrusco a "Un'ora, un'opera"

Tutte le tappe di un impegno profuso a vantaggio della città

Oltre 3 mila iscritti : e i giovani stanno aumentando

Trent'anni, una vita. Il cammino percorso dalla Famiglia perugina è lastricato di pietre miliari della storia cittadina. Basta scorrere l'archivio del sodalizio per scoprire immagini e sequenze fondamentali nello sviluppo socio culturale del capoluogo.
Una in evidenza: la riapertura del pozzo etrusco, avvenuta nel '79 sulla spinta di un corale impegno dei soci. E ancora le serate dialettali, le scarpinate, i dibattiti sulla condizione degli studenti stranieri, la rassegna dei balconi fioriti, il lancio della coloratissima "estate di San Martino".
Non tutto, ma di tutto, insomma, in un'ottica votata a valorizzare una peruginità corazzata alle offese del tempo.
"Ecco, l'obiettivo è proprio questo: tutelare l'identità delle nostre genti, contribuendo alla presa di coscienza sul patrimonio storico, artistico e popolare che innerva la crescita della comunità" conferma Magnini.
"Lanciamo iniziative a getto continuo, e poco male se proliferano imitatori pronti a rivendicarne la primogenitura. Quello che conta, e mi perdoni la retorica, è alimentare l'orgoglio delle radici. Ai giorni nostri un po' tutti tendono a rinchiudersi in un guscio di ipocrisia, di individualismo. La Famiglia perugina batte la strada opposta: quella della solidarietà. Solo rimboccandosi le maniche, la società cittadina potrà ispirare e governare un progresso a misura d'uomo.
Detto e fatto. Lungo l'arco di sei lustri, Magnini e colleghi hanno davvero onorato l'assunto a suon di fatti.
Il successo arriso al ciclo di "un'ora, un'opera" assurge a paradigma di uno sforzo ben mirato allo scopo. Trentasei appuntamenti, altrettante "riscoperte" di monumenti, statue e opere d'arte che hanno scandito nei secoli l'evoluzione della città, una finestra aperta sul retaggio di una storia scritta con I'S maiuscola. È stato un itinerario nel passato, in grado di trasmettere il messaggio di cultura caro alla Famiglia.
Un segnale prontamente raccolto dai giovani, numerosi e attenti durante gli ormai classici appuntamenti domenicali.
"Non è vero che le nuove generazioni siano affascinate solo dall'effimero" testimonia Magnini. "L'affluenza di tanti ragazzi a queste lezioni domenicali mostra un'importante inversione di tendenza.
Direi che, pian piano, i giovani stanno riassaporando il piacere della cultura. E un risultato del genere, lasciatemelo dire, non può che lusingarci".
Il presidente parla a ragion veduta: i traguardi raggiunti dal sodalizio di via dei Priori spaziano ben oltre i confini della mera "promozione" intellettuale.
Ad avallare la tesi è il numero degli iscritti, diventati oltre 3 mila nell'86. Un boom gratificante per il direttivo che affianca Magnini nella gestione dell'attività sociale: dai vicepresidenti Renato Scorsoni e Gerardo Gatti al tesoriere Luigi Peccini, dal segretario Ferruccio Mazzarioli a Guido Lemmi, Mario Ceccucci, Enrico Bartelli, Carlo Ciangottini, Ludovico Scaramucci, Rino Vipera, alle signore Maccheroni, Casimini e Ciabatta, allo stesso sindaco Casoli, membro di diritto a norma di statuto.
Cara famiglia, è proprio i caso di dirlo: ad maiora.
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